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Tutti gli aggiornamenti su prezzi e tendenze di metalli leghe e acciai |
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26/09/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA |
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Il Dollaro sempre più forte nei confronti dell’Euro, annulla l’effettiva portata delle riduzioni dei prezzi dei metalli industriali alla Borsa LME |
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Le prospettive non esistono, ora anche il timore di rimanere senza acciaio non è un elemento che tra gli utilizzatori determina fonte di preoccupazione |
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La domanda rallenta per colpa di un mercato che sta guardando altrove, distratto da una concatenazione di eventi non certo positivi |
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Il Cobalto non si muove, mentre il Molibdeno sale notevolmente, dietro questi movimenti le disfunzioni di un mercato preoccupato per le prospettive |
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I prezzi sono tutti in discesa, gli operatori non vedono sbocchi all’orizzonte e l’inverno alle porte mette acciaierie fonderie e raffinatori di fronte a scelte importanti |
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La parabola rialzista del Dollaro non conosce sosta. La difesa dell’Euro da parte della BCE risulta impalpabile |
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Il denaro sempre più caro, pesa sugli indici di settore, ormai in caduta libera. La stagionalità può essere una delle cause della forte crescita dei noli “bulk” |
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Oggi come non mai, poter disporre di una serie di informazioni sugli andamenti previsionali dei metalli, risulta fondamentale, visto l’elevato livello di instabilità dei mercati. |
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I temi sono sempre gli stessi, anzi, con il passare delle settimane i fenomeni crescono d’intensità nella loro manifestazione negativa, a cominciare dal costante deprezzamento dell’Euro, che oltre a ridurre la portata delle diminuzioni dei prezzi degli “industriali”, che sono rapportati al Dollaro, determina un maggiore esborso di denaro per gli utilizzatori locali di metalli e leghe nella loro fase di acquisto. L’evento “LME week”, a meno di un mese dal suo svolgimento (dal 24 al 28 Ottobre), potrebbe non sortire il consueto effetto volano per le quotazioni del listino, con gli operatori che dovranno fare i conti con i tassi di interesse sempre più esosi, frenando così l’eccesso di disinvoltura di molti trader nel corso del simposio londinese, come avvenne lo scorso anno. I prezzi dei metalli risultano sempre più appesantiti dalla situazione congiunturale mondiale, andando ad abbassare, settimana dopo settimana, i riferimenti in Dollari, il tutto evidenziato dall’ulteriore contrazione dell’indice LMEX, sceso negli ultimi otto giorni di oltre il 4%, portando la variazione negativa su base annua al 18.5%. La situazione percepita dagli utilizzatori dell’eurozona risulta però differente, con il vantaggio che si riduce a meno di un quarto dell’ampiezza del dato, per via del deprezzamento dell’Euro rispetto al Dollaro, che negli ultimi dodici mesi è stato del 16% circa. La seduta conclusiva della settimana scorsa è stata l’ennesima ad avere un decorso complesso, con tutti i metalli riportare dei consistenti storni nei riferimenti USD 3mesi. Il Rame è quello che ha fatto registrare la maggiore entità di storno al ribasso, portando la variazione settimanale a meno 4.7% nel valore in Dollari. Nella settimana non si prevedono significativi cambi di tendenza, con il “metallo rosso” pronto a far parlare di sé per ulteriori diminuzioni. Lo Zinco seguirà un andamento simile a quello del Rame, soprattutto in funzione anche del “sentiment” che aleggia attualmente in Borsa. Le leghe, visto che si è parlato dei due principali metalli in ottica Ottone e Zama, non potranno che seguire andamenti di prezzo con indirizzi ribassisti, quantificabili in oltre 150 Euro/tonnellata per il primo e quasi di 100 per la seconda. Le aspettative sull’Alluminio non saranno differenti rispetto a quelle che nel complesso riguarderanno il listino degli “industriali” fin qui preso in esame. La domanda di metallo resta alquanto contenuta, frutto di una situazione ordini non certo idilliaca da parte del comparto manifatturiero, che giudica ancora eccessivo l’attuale livello della quotazione LME per poter procedere a degli acquisti cautelativi di materia prima, in particolare i pani di “primario” e di “secondario”. Il Nichel ha corretto al ribasso la sua linea di tendenza, che lo aveva visto progredire nelle ultime due ottave. L’effetto generalizzato dei ribassi sugli altri metalli ha intaccato il Nichel, il cui storno di quotazione è stato di quasi il 5% nel riferimento USD 3mesi, valore sul quale domanda e offerta non dovrebbero trovare eccessive difficoltà a chiudere gli scambi e questo per tutta la serie delle sedute settimanali al LME. La caduta del Piombo ormai non ha più freni, chiudendo l’ottava a ridosso dei 1800 USD 3mesi, un livello che il metallo non toccava più da oltre 12 mesi, soglia che nel corso della settimana varcherà sicuramente al ribasso. Il dato più interessante per lo Stagno è quello della drastica riduzione della “backwardation”, ora sotto i 20 USD/tonnellata, quando fino a qualche seduta fa di Borsa, si aggirava oltre i 150. Le quotazioni “settlement” e 3mesi ora sono sostanzialmente allineate, elemento per il quale potrebbe crescere l’interesse all’acquisto da parte di molti utilizzatori di Stagno, con ricadute positive anche sul Bronzo. L’elenco delle riduzioni dei prezzi degli “industriali” e delle leghe, rappresenta comunque un aspetto di pura rendicontazione fine a sé stessa, tutti questi dati necessitano del fattore correttivo relativo al “contributo energia”, che in molti casi supera le entità delle diminuzioni rilevate alla Borsa LME di diversi punti percentuali. Una difesa efficace a questo stillicidio di aumenti, in molti casi opinabili nella loro determinazione, applicati dai produttori di semilavorati è il contributo di rimborso che Kairos Management-MetalWeek™ mette a disposizione delle Aziende che hanno aderito a tale progetto. Nel corso dell’ultima settimana la riduzione operata sul costo del “caro energia” ha toccato i 120 Euro per MWh. |
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Le tonnellate di acciaio in uscita dai siti produttivi e da quelli di trasformazione dei “piani” sono poche, così come sono poche le parole che si possono spendere per raccontare le vicende di un comparto, quello dei semilavorati di acciaio, al momento collocato in una situazione di mercato che si trova ad una distanza siderale rispetto agli eventi succeduti durante il biennio 2020 - 2021. Una cosa che non sta mancando è la confusione, con le acciaierie impegnate su più fronti a giustificare delle pianificazioni commerciali poco oculate, per non dire avventate, dettate dall’affanno di acquisire ordinativi nella fase post lockdown e date dall’esponenziale crescita degli ordinativi da parte dei settori del “bianco” e dell’automotive. Le strutture produttive e di vendita di molti gruppi siderurgici si sono trasformate in modo eccessivamente rapido, questo soprattutto nel mondo dei coils e delle lamiere, con molti centri servizio di laminazione e taglio, passati da essere aziende padronali ad essere integrati in complessi industriali più strutturati, per buona pace delle famiglie che hanno venduto o ceduto quote societarie ai principali gruppi siderurgici nazionali ed europei, realizzando laute marginalità reddituali. Le acciaierie si trovano ora a dover seguire e gestire, per coloro che hanno intrapreso questa strada, un doppio canale di vendita, costituito da due manangement differenti e con l’elevato rischio della “cannibalizzazione” all’interno di questi gruppi siderurgici. I prezzi dei “piani” risultano in deciso calo sul mercato nazionale, in modo particolare per il laminato a freddo, da 20 a 40 Euro/tonnellata e per lo zincato a caldo, compreso tra i 10 ed i 20 Euro. Una situazione differente è quella del laminato a caldo, con i prezzi Italia invariati sulla parte destinata ai grandi tonnellaggi di utilizzo e addirittura in crescita di 20 Euro/tonnellata per la gestione delle vendite di volumi ordinari. La linea dei prezzi delle acciaierie nord-europee risulta meno articolata con i rilevamenti settimanali di CRC e HDG, accomunati dalla diminuzione di un punto percentuale, mentre per l’HRC è stata confermata la quotazione di otto giorni prima. Le vendite rallentano anche sui “lunghi”, nonostante la billetta non abbia riportato alcuna variazione sul piano settimanale, con la medesima stabilizzazione del prezzo evidenziata per la barra commerciale per carpenteria. La difficoltà nel piazzare ordini si sta facendo più pesante sul rebar, con le acciaierie costrette a diminuire il tondino per le armature fino a 30 Euro/tonnellata su base settimanale. Un analogo trattamento è stato riservato per la vergella, ribadendo i 10 Euro di riduzione già praticati nel corso della precedente ottava. I prezzi risultano in aumento sul mercato turco, con i riferimenti FOB di rebar e vergella registrare, su entrambi i prodotti, un incremento di 20 Dollari per tonnellata. Gli inossidabili sul primo segmento di fissazione per il periodo novembre fanno registrare un discreto incremento tra gli austenitici, dove il calo del Nichel alla Borsa LME non ha ancora fatto presa, con gli AISI 303 -304 e 304L orientati verso una crescita di 0.06 Euro/chilogrammo ed il 316 a 0.08 Euro. Le variazioni risultano più contenute per Martensitici e Ferritici, che nello stesso periodo di monitoraggio, mese su mese, hanno fatto registrare degli incrementi, rispettivamente di 0.02 e 0.03 Euro/chilogrammo. Una riflessione conclusiva sul sovrapprezzo dovuto per i maggiori costi delle utenze energetiche di luce e gas, applicati dai produttori. Il piano di rimborso messo a punto da Kairos Management-MetalWeek™ permette alle Aziende che hanno aderito a tale progetto di incamerare una significativa quota di liquidità per il pagamento delle bollette. Nel corso dell’ultima settimana la riduzione operata sul costo del “caro energia” ha toccato i 120 MW/h. |
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I buoni propositi stanno venendo meno ed il mercato dei preziosi si sta trovando nel bel mezzo del guado o per rendere il tutto in modo più esplicito, letteralmente “impantanato”. L’inizio della settimana scorsa era stato discretamente promettente con tutti i metalli che si erano posizionati oltre la linea dei prezzi dell’ottava precedente e questo lasciava infondere un discreto ottimismo, sapendo peraltro che la FED avrebbe aumentato i tassi sul Dollaro, secondo programma, di 3/4 di punto. L’assenza di prospettive confortanti dal lato congiunturale delle principali economie del pianeta, non ha risparmiato neppure i metalli preziosi, sempre più stretti nella morsa del Dollaro, ormai lanciato verso rapporti di cambio con le altre valute visti qualche decennio fa. Non è il caso di elaborare congetture contornate da scenari fantasiosi, il fatto è che la Divisa statunitense ha preso ormai l’indiscusso ruolo fulcro del sistema economico globale seppure questa scelta non è al momento condotta con esperta dovizia, se si considera che l’attuale forza del Dollaro non è in grado di raffreddate, sul fronte interno, l’incremento del tasso d’inflazione nel paese. Il Governo di Washington è atteso a breve al passaggio sotto le “forche caudine” delle elezioni di metà mandato e dovrà farlo senza aver definito ad oggi un efficace piano di contenimento del costo della vita se si esclude il rafforzamento del Dollaro ad oltranza, costituito dagli interventi della FED e dal continuo incremento dei rendimenti dei Treasury Bond decennali. L’intera compagine dei metalli preziosi sta vivendo un pesantissimo momento di contrazione dei valori di riferimento in Dollari per oncia, tutti e quattro senza distinzione alcuna. Non è il caso questa volta di parlare singolarmente di Oro, Argento e di Platino e Palladio; da un punto di vista tecnico, sarebbero tutti predisposti alla crescita, ma la pressione esterna della forza del Dollaro, spinto al limite della sostenibilità anche per lo stesso sistema economico statunitense, renderà i prezzi dei quattro metalli preziosi sempre più compressi verso il basso, questo almeno fino alla prima settimana di novembre. |
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La grande anomalia del momento risulta molto evidente analizzando le dinamiche di quotazione dei due metalli più rappresentativi del comparto, il Cobalto ed il Molibdeno. Il Cobalto nel corso degli ultimi giorni non ha messo in evidenza alcuna variazione di significativo interesse in rapporto al suo riferimento USD di mercato. La motivazione di questa pressoché totale assenza di scostamento del prezzo su base settimanale del Cobalto, ha come fattore preponderante l’imminente stop produttivo cinese tra il 3 ed il 5 Ottobre per la ricorrenza della Festa Nazionale ed essendo questo paese il maggior consumatore/trasformatore del metallo specifico. La situazione si fa decisamente più interessante nell’analizzare l’andamento settimanale del Molibdeno. Un metallo che ci riguarda più da vicino, essendo una materia prima fortemente impiegata nel comparto siderurgico in tutte le parti del mondo. L’aumento riferito alla settimana scorsa è stato del 9% in rapporto alla quotazione ufficiale di mercato indicata in Dollari. La logica lascerebbe intendere che se le acciaierie, in buona parte europee, stanno contrastando una consistente penuria di ordini da parte dei clienti, oltre ad una paventata serie di chiusure di molti impianti, per l’insostenibilità dei costi del caro energia, i prezzi delle materie prime dovrebbero scendere drasticamente. Il timore di rimanere senza alcuni elementi di lega, in un’ipotetica ripartenza dei consumi, è l’unica giustificazione da imputare all’impennata del Molibdeno; al momento la disponibilità di “fisico” non è ingente e comunque reperibile in modo sufficientemente agevole, pertanto acciaierie e fonderie stanno optando per acquisire questo metallo e stoccarlo nei loro magazzini, a prescindere dalle tempistiche di utilizzo. La disponibilità effettiva di materiale presente “in stock” risulta quindi la discriminante fondamentale per la determinazione di un prezzo, tutto all’opposto di quello che sta avvenendo per il Titanio, in ulteriore calo del 6% su base ottava, portando così la diminuzione riferita al mese in corso a quota 25%, questo sul valore in Dollari per tonnellata. Il Nichel risente delle turbolenze che stanno avendo luogo alla Borsa LME, la riduzione del prezzo è risultata entro i parametri della variazione media dell’intero listino, ma i timori su una stretta alle importazioni dalla Russia rappresenta una grande incognita. La ridotta attività del comparto siderurgico pesa anche sulle ferroleghe i cui prezzi si adeguano in base alle prospettive di consumo ed al valore insito di ciascuna materia prima, con approcci di operatività sul mercato decisamente differenti; è il caso della base Cromo, invariata negli ultimi otto giorni e del Tungsteno che ha riportato, nello stesso periodo, una variazione negativa di due punti percentuali rispetto alla fissazione in Dollari per chilogrammo. |
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I mercati per prosperare hanno bisogno di tranquillità, un elemento o per meglio dire uno stato d’animo, visto che poi il tutto è condotto dalle persone. La forte incertezza che sta regnando in tutti i settori produttivi, anche quelli della non consueta pertinenza di settore sta degradando oltre la soglia di una gestibile preoccupazione. La repentina discesa dei prezzi alla Borsa LME era un’ipotesi che fino a qualche tempo fa veniva considerata come un’ipotetica eventualità alla stregua di un suo reale accadimento. La rassegnazione pervade tutti quanti e a differenza del Marzo del 2020, quando la scelta di sospendere la maggior parte delle attività industriali e produttive aveva una finalità sociale nel contenimento della pandemia, oggi il lockdown è di tipo strisciante e ciò che spaventa di più è l’assenza di metodo nell’adottare opportune contromisure determinabili da un bagaglio di esperienze pregresse in un simile contesto. Un freddo inverno ci attenderà con molti impianti fusori spenti per carenza di ordini e soprattutto per la non sostenibilità dei costi delle forniture energetiche, dove la mancanza di lavoro renderà inapplicabili gli adeguamenti pro-quota da imputare sulle quotazioni di vendita dei semilavorati prodotti dalle aziende siderurgiche e metallurgiche. Il tema prezzi non è al momento affrontabile in modo strutturato, se non per qualche ordinativo spot e quindi non determinante nella definizione di ogni singolo indirizzo di quotazione, questo soprattutto per il comparto dei rottami non ferrosi. Le acciaierie continuano invece, quasi imperterrite, a comunicare disposizioni di prezzo alle mandatarie, anche se permane la non ben chiara definizione dei calendari sulle operatività di molti impianti, in particolare fusori. La settimana si chiude con i prezzi dei rottami di acciaio in calo, seppure con indicazioni di ribassi modulati in base agli impieghi previsti da ogni singola acciaieria. L’ampiezza degli adeguamenti va dai meno 10 Euro per le demolizioni fino ai 20 Euro/tonnellata per il lamierino, una serie di riduzioni che si evidenzia anche nella contrazione su base settimanale dell’indice MetalWeek™, collocato a 323.30 Euro tonnellata, rispetto al valore di 332.03 rilevato otto giorni prima. |
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LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra |
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SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA) |
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DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali |
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STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee |
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BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide) |
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I prezzi del gas e dell'energia elettrica sono alle stelle, il conseguente rincaro esponenziale delle bollette incide sempre più sulla gestione ordinaria delle imprese |
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