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Tutti gli aggiornamenti su prezzi e tendenze di metalli leghe e acciai |
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07/11/2022 - LE NOTIZIE DI QUESTA SETTIMANA |
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- ATTENZIONE AGLI SCALINI - |
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Le ultime variazioni dei prezzi LME dei metalli dovranno superare la prova della loro accettabilità da parte degli utilizzatori, che li giudicano insostenibili |
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La domanda di acciaio in calo preoccupa le principali aree economiche mondiali, la risposta della UE è quella di puntare al rafforzamento delle misure protezionistiche |
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Le Banche vedono l’Oro come il “parcheggio” ideale della liquidità non concessa alle Imprese, una situazione che non porterà alcuna evoluzione positiva sul prezzo del metallo |
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Il Cobalto continua a scendere, il Molibdeno non cresce più e il Nichel non ha ancora trovato la sua collocazione ideale di quotazione alla Borsa LME |
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La forte variabilità dei prezzi di metalli e leghe porterà ad un’ennesima fase di mercato “ingessato”. La sosta di fine anno sta influendo nella determinazione dei valori dei rottami di acciaio |
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L’Euro perde il 2% rispetto al Dollaro su base settimanale, gli stessi punti del differenziale tassi tra FED e BCE |
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Il “rally” pomeridiano del 4 Novembre sui metalli ha condizionato l’andamento di tutti gli indici di settore |
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Una settimana che avrebbe fornito pochi spunti di analisi e riflessioni, se non ci fosse stato il pomeriggio di Venerdì 4 Novembre. La misura di quello che è avvenuto nelle ore pomeridiane dell’ultima seduta dell’ottava, viene resa bene dall’analisi dell’indice LMEX. L’indicatore LME sulle variazioni di tutti i prezzi del listino aveva evidenziato una sostanziale stabilità fino a giovedì, con una crescita sotto il punto percentuale, lo 0.7, per poi il giorno successivo arrivare a più 6.1% alla chiusura delle contrattazioni e quindi definire tale dato come il livello di incremento su base settimanale. I fondamentali economici su scala mondiale non giustificano di certo una progressione dei prezzi dei metalli di tale entità, meglio parlare di “scalino”, uno dei tanti avvenuti in Borsa negli ultimi tempi e questo accadimento recente non può che far accrescere la sequenzialità del fenomeno, tipico per la mancanza dell’effetto stabilizzatore con cui il comparto speculativo-finanziario poteva contribuire. Le congetture a partire da oggi si sprecheranno sulle cause dell’impennata, ma dati alla mano, occorrerà analizzare quali metalli nelle prossime sedute saranno soggetti all’effetto storno e quali invece si avvantaggeranno del “boost” ricevuto e che gli permetterà di ricollocarsi in aree di prezzo più appropriate. L’analisi non può che partire dal Rame, in grado di produrre un incremento del valore Dollari 3mesi del 6.9% nel segmento di cinquina tra Giovedì 3 e Venerdì 4 Novembre. Il denaro “lungo” presente sul metallo è una costante da circa due settimane, tanto che questa circostanza ha reso la determinazione della quotazione di Borsa del Rame estremamente variabile, portandolo a varcare verso il basso la soglia dei 7500 USD 3mesi al termine dell’ultima seduta LME di ottobre. La giusta miscela tra denaro e lettera che ruoterà intorno al “metallo rosso” sarà quindi l’elemento che gli utilizzatori dovranno ricercare in modo rapido, possibilmente in una collocazione tra i 7700 ed i 7800 Dollari nella scadenza LME a 3mesi. La vicenda dello Zinco esula dal fenomeno del “rally” di venerdì, presentando da tempo una quotazione di Borsa estremamente compressa. La soglia dei 2900 USD 3mesi, riagguantata nel corso della già citata seduta di fine settimana dovrebbe rappresentare il livello minimo nel suo intervallo ideale di prezzo nelle prossime settimane e oltre. Le leghe saranno fortemente sotto pressione, ma se per la Zama, si può parlare di una ricollocazione di prezzo verso livelli più consoni e quindi una chiusura pressoché definitiva della “finestra” di buone opportunità di acquisto, più articolata sarà la situazione dell’Ottone. Gli equilibri di prezzo della lega color giallo saranno sconvolti, da un rapido conto, l’adeguamento in crescita, agli ultimi valori SELECT del 4 Novembre, non potrà collocarsi al di sotto dei 250 Euro/tonnellata. La notizia buona è quella di un Alluminio che ha ritrovato la linea di prezzo a cavallo dei 2300 USD 3mesi, indubbiamente il suo ambiente ideale. La collocazione stabile del valore del metallo in prossimità di tale soglia eviterebbe il ripetersi delle forti turbolenze che hanno caratterizzato le sue fissazioni di Borsa negli ultimi mesi. Il Nichel va trattato con la massima cautela, gli equilibri tra domanda e offerta restano fragili e le ultime vicende non porteranno benefici in tal senso. L’aria che si respirerà in Borsa nella prima parte di settimana avrà delle importanti ripercussioni anche sugli indirizzi futuri di tendenza del Nichel che se, come probabile sarà rialzista, risulterà dal carattere provvisorio. La quotazione del Piombo, incerta fino a qualche tempo fa in termini di orientamento, è ora decisamente inaffidabile nella struttura di definizione del valore 3mesi, la cui collocazione ideale di stabilità potrebbe trovarsi in prossimità dei 2mila Dollari. L’effetto “scalino” ha avuto benefici riscontri anche per il prezzo dello Stagno, ma l’attuale concentrazione di denaro “lungo”, in forte eccesso, non può essere interpretata come l’avvio di una nuova stagione di rialzi dall’indirizzo stabile. |
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La costante contrazione della domanda di semilavorati di acciaio è ormai un problema mondiale. Nel corso del secondo semestre dell’anno in ogni parte del pianeta la riduzione della richiesta di acciaio viene vista come una delle cause di innesco di focolai di trend recessivi, criticità presente anche nell’Eurozona. Una prima risposta da parte di Bruxelles al contrasto della tendenza in discesa dei consumi di acciaio si è avuta, sotto sollecitazione della lobby degli acciaieri del Vecchio Continente, estendendo l’arco temporale dei dazi antidumping sui coils CRC originari da Cina e Russia, di ulteriori cinque anni. L’entità percentuale di queste misure protezionistiche è qui sintetizzata: le provenienze cinesi saranno soggette ad un incremento di costo tra il 19.7 e il 22.1% e tra il 18.7 e il 36.1% per quelle russe. Un approccio differente e più improntato al pragmatismo, è stato quello scelto dal Governo cinese che vede nel settore immobiliare il suo vero “tallone d’Achille” e su cui si deve porre un efficace e rapido rimedio, soprattutto all’indomani della terza conferma di Xi Jinping alla presidenza della Repubblica Popolare Cinese. La misura, che da un punto di vista operativo e di coordinamento è stata affidata alla Banca Centrale della Cina, prevede l’immissione sul mercato di un ammontare di 20 miliardi di CNY, pari a 2.7 miliardi di Dollari, per portare una significativa quantità di nuova liquidità nelle esangui casse dei principali sviluppatori immobiliari del Paese. Una mossa non certamente risolutiva, ma che al solo annuncio ha permesso all’Iron Ore di ristabilire il prezzo Dalian ai valori della terza settimana di ottobre e di conseguenza rivitalizzare le quotazioni di molti rottami e semilavorati sul mercato interno, la demolizione pesante è cresciuta dello 0.5%, mentre dello 0.3 quella della billetta. La sensazione che si respira nelle piazze italiane e nord-europee è quella di una miserabile o miserevole, a seconda dei punti di vista di chi legge, corsa al ribasso dei prezzi, con l’obiettivo di ristabilire una sorta di attribuzione di merito nelle loro definizioni periodiche e questo soprattutto nel settore dei piani. Le acciaierie italiane, letteralmente ferite nell’orgoglio dalle mosse dei “cugini d’oltralpe” della settimana scorsa, hanno voluto ristabilire i paradigmi tradizionali, che vedono i nostri coils più convenienti. I produttori di casa nostra hanno voluto dare un segnale forte sull’HRC riportando il primato della miglior quotazione sul “suolo patrio”, riducendo del 2% il valore settimanale, contro l’uno dei nord-europei, evidenziando così una convenienza tra i 10 ed i 15 Euro. Il clima da “nozze con i fichi” si respira anche sul CRC, dove i produttori nostrani hanno voluto mettere in campo il meglio con una diminuzione su base ottava del 4%, in risposta al punto percentuale di calo riscontrato a nord delle Alpi e portando il vantaggio dalla loro parte nella misura tra i 10 ed i 50 Euro/tonnellata sul laminato a freddo. Un punto percentuale di differenzia racchiude le variazioni al ribasso dello zincato a caldo, 3% per gli allestimenti prodotti in Italia contro il 2 del nord-Europa, un adeguamento che permette di rendere ancora più ampio il divario tra i riferimenti delle due aree di produzione, ora a 90 Euro/tonnellata nell’escursione massima e a favore delle nostre acciaierie. La fase di elevata confusione nella determinazione dei prezzi mette in evidenza un altro aspetto molto curioso osservando le dinamiche dei differenziali tra CRC e HDG e si scopre che all’ortodossia nord-europea, il “freddo” costa meno dello “zincato a caldo” fino a 40 Euro/tonnellata, gli italiani rispondono in modo più alternativo, con la quota di incremento del galvanizzato risultare al massimo di 10 Euro e fino a valore zero, rispetto al materiale di base impiegato per il processo di rivestimento (CRC). L’affanno di smuovere un mercato in fase di stanca, oltre al raggiungimento di budget di vendita estremamente ambiziosi e parametrati sui consuntivi del 2021, sta attanagliando il settore dei “lunghi”, alle prese con uno stallo di richieste e che a due mesi, meno che più, alla fine dell’anno, non potrà che peggiorare. La billetta Italia per la laminazione ha riportato un calo settimanale dell’1%, ma quello che fa più riflettere è la “demoltiplicazione” delle riduzioni dei prezzi di rebar e profili per carpenteria, posizionati a meno 5% su base otto giorni e per ciascun allestimento. La diminuzione è risultata più contenuta per la vergella prodotta nell’Europa del nord, con un calo del 2% dopo un lungo periodo di stabilita del prezzo di riferimento iniziato a metà ottobre. La piazza turca ha risposto con un prezzo FOB sostanzialmente stabile per quanto riguarda il tondino per cemento armato e una riduzione, per pari resa, di 5 Euro per i profili in rotoli. Il momento di riduzione dei costi energetici ha permesso alle acciaierie che producono inox di rivedere al ribasso gli extra- lega per il mese in corso, che al netto della riduzione del “contributo energia” di circa 0.50 Euro/chilogrammo sono stati tra i 2 e 3 centesimi, sempre per chilogrammo, per gli austenitici AISI 303, 304 e 304L. La situazione prezzi appare meno rosea per il 316, che per causa della forte variabilità del Nichel ha riportato un incremento netto su base mensile di 20 centesimi di Euro per chilogrammo. Gli extra sono risultati in calo anche per martensitici e ferritici, in media rispettivamente di 4 e 10 centesimi per chilogrammo e sempre, è utile ricordarlo, al netto del consistente ridimensionamento della quota di compartecipazione per gli aggravi dei costi sostenuti dalle acciaierie per la componente energia. |
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Un momento caratterizzato dalla fluidità dei prezzi per il comparto dei metalli preziosi. I fattori di forte condizionamento che ruotano intorno a questo listino sono tutti strettamente correlati alle grandi questioni di carattere economico, a cominciare dalle mosse di politica monetaria delle principali Banche Centrali. Le dichiarazioni del Governatore Powell che in sede di annuncio della crescita dei tassi USA, ora su una base 4%, ha rimarcato che la FED entro i primi mesi dell’anno prossimo ha intenzione di portare i saggi di interesse sul Dollaro al 5 e forse anche oltre, non è certo un balsamo rigenerante per le prospettive sui prezzi di Oro e compagnia. Una prassi diffusa da tempo è quella svolta dagli istituti di credito, europei e non, i quali tendono a collocare in Oro l’ingente quantità di denaro dei correntisti, a loro insaputa e senza alcun vantaggio per questi ultimi, in “bar” di metallo da 12.5 chilogrammi. È strano che diversa stampa, anche di settore, venga a scoprire solo adesso questa pratica, caldeggiata se non addirittura imposta alle banche dell’Eurozona dalla stessa BCE. La notizia che quindi gli istituti di credito stiano investendo sull’Oro non è assolutamente veritiera e potrebbe essere fuorviante nei confronti di quegli investitori che alla lettura di questi “falsi scoop” siano indotti a impegnare capitali su questo metallo e per trarne significativi guadagni. L’orientamento auspicato dalle banche, almeno per il breve temine, è che il prezzo dell’Oro possa ancora scendere, questo per un semplice fattore aritmetico, diminuendo il divisore aumenta il quoziente, leggi maggiore quantità di metallo prezioso incamerabile. Una precisazione è doverosa e chiarificatrice, quando si menziona la discesa del prezzo dell’Oro non si deve intendere un crollo, bensì il mantenimento del prezzo USD/ozt ai livelli attuali, che restano comunque quelli di minimo dal Marzo 2020. Nel corso della settimana l’Oro attraverserà uno dei suoi momenti più positivi degli ultimi tempi, ma dalla proiezione di indirizzo relativamente limitata e quindi più da gestire con operazioni più di taglio finanziario, che legate al “fisico”. La corsa dell’Argento è stata importante per tutta la settimana appena messa alle spalle. Il punto di partenza dell’ottava è quindi alto, ma le aspettative sono quelle di un metallo indirizzato a fissare delle nuove soglie di massimo relativo. Il Platino sfrutterà il buon momento generale, anche se non occorre dimenticare che questo è il metallo più “sottile” del comparto e che quindi potranno essere sufficienti pochi movimenti di liquidità, da lunga a corta, per un cambio di tendenza, al momento l’orientamento rimane rialzista. Il Palladio risulterà essere il più stabile del gruppo, segno che la domanda e l’offerta non stanno avendo problemi a chiudere gli scambi ai prezzi attuali. Il tutto sotto l’attenta supervisione degli speculatori, in attesa del momento propizio per ritornare in azione sul metallo. |
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La diminuzione del prezzo USD del Cobalto si sta facendo sempre più marcata, nell’ultima settimana il calo è stato di 2.5 punti percentuali. Una situazione, quella del Cobalto, che sta assumendo delle connotazioni di rilevanza estrema, a fine ottobre il metallo ha toccato il meno 60%, rispetto al valore massimo del riferimento USD, raggiunto nella seconda settimana dello scorso mese di maggio. Il Molibdeno, dal canto suo, non cresce più, ma se non altro tutte le flessioni che si sono susseguite, quella della scorsa settimana è la terza consecutiva, risultano comprese all’interno della frazione di punto. Il dato si sta mantenendo stabile anche per il valore in Dollari del Titanio, in questo caso, come ripetuto più volte, la mancanza della variabilità del prezzo è segno di mancanza di nuove istanze di richieste da parte di acciaierie e fonderie. Una situazione non brillante la fa registrare anche il Nichel, lambito solo in parte dalle turbolenze avvenute sul finire della settimana scorsa al LME con il riferimento USD 3mesi raggiunto, potenzialmente migliorabile, ma il cui effetto non sarà di lunga durata. Le ferroleghe confermano ulteriormente la fase di relativa stanca che stanno attraversando i principali elementi di lega del comparto dei medicali. La base Cromo ha conosciuto un nuovo momento di stabilità del prezzo Dollari per libbra, dopo il leggero aumento riportato la settimana precedente. Il periodo di resistenza alla diminuzione che il Tungsteno aveva opposto per quasi tre ottave, si è interrotto la scorsa, con il metallo che ha ceduto oltre il 2% nel riferimento Dollari per chilogrammo. La componente valutaria ha ripreso a giocare un ruolo importante nell’economia delle determinazioni dei valori dei metalli e degli elementi di lega, con inevitabili ripercussioni sui prezzi finali dei semilavorati. L’Euro, che pareva avesse avviato una fase di stabilizzazione a ridosso della parità, ha ripreso a subire la pressione del Dollaro, perdendo circa il 2% in soli otto giorni. |
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La ripresa degli scambi non sarà facile in seguito all’alta variabilità dei prezzi dei metalli avvenuta venerdì pomeriggio alla Borsa LME. La sicura provvisorietà di questo aggiustamento rialzista del listino degli “industriali”, nella sola seduta del 4 Novembre l’indice LMEX è salito del 5.4% e considerando che il dato complessivo su base settimanale ha registrato il 6.12 di incremento, renderà molto difficoltosa l’attività dei commercianti nel ristabilire una gamma di prezzi congrua per ciascuna tipologia di rottame. Gli acquisitori di materie prime di molte fonderie e raffinerie allo scatenarsi di questo vortice sulle quotazioni LME sono entrati attivamente sul mercato acquistando numerosi lotti di rottami e andando così a generare e a loro insaputa, il classico fenomeno dell’emulazione collettiva il cui effetto è quello di uno sregolato aumento dei prezzi. La mancanza di capacità nel soppesare la portata di questi eventi, frutto di una poco adeguata preparazione tecnica su come si muovono i mercati è stata più volte messa in evidenza in questa sede. Il “day after” dello tsunami di Venerdì 4 Novembre riguarderà soprattutto il Rame e le sue leghe, l’Alluminio e lo Zinco, anche se solo con effetti marginali e vedrà i commercianti muoversi in modo estremamente oculato e questo significherà la loro ritrosia a ripristinare i lotti venduti, sulla base dei riferimenti di Borsa attuali. Un mercato che ritornerà ad essere “ingessato” a causa della diffusa mancanza di incontro tra domanda e offerta e oltretutto a poche settimane dalla chiusura per la sosta natalizia. Le vacanze di fine anno, nella loro prospettiva, stanno iniziando a giocare un ruolo non secondario nella determinazione dei prezzi dei rottami di acciaio. Il segnale più significativo le acciaierie lo hanno dato in via diretta alle mandatarie, riducendo in modo importante il valore della classifica E40 (rottame frantumato), fino a 10 Euro/tonnellata rispetto al riferimento di otto giorni prima, La conseguenza di questo aggiustamento avrà un effetto diretto sui prezzi delle demolizioni; nella settimana appena conclusa la “pesante” E1 ha già evidenziato un calo di 5 Euro per tonnellata. La sempre più ridotta disponibilità di rottami ad alta resa fusoria, come il lamierino E8, costringe gli acquisitori di rottami delle acciaierie a dover scendere a miti consigli con i commercianti, i quali sono riusciti a strappare un ulteriore aumento di 5 Euro/tonnellata, ma la sensazione è che sia tra gli ultimi di questo movimentato anno. L’indice MetalWeek sui rottami conferma la situazione di relativa stabilità nell’arco della settimana appena conclusa, il valore di 345.19 Euro/tonnellata è la diretta conseguenza di uno scostamento in crescita pari a 0.93 Euro rispetto al riferimento precedente. |
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LMEX: London Metal Exchange Index – Indice ufficiale LME che calcola le variazioni di tutti i metalli quotati alla Borsa di Londra |
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SP&GSCI: Standard & Poors Goldman Sachs Commodity Index – Indice dei metalli industriali quotati al CME di Chicago (USA) |
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DOW JONES IND. METALS: Dow Jones industrial Metals – Indice dedicato al mercato dei futures dei metalli industriali |
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STOXX 600: Europe 600 Basic Resources – Indice di borsa legato alle quotazioni delle azioni di società minerarie e metallurgiche europee |
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BALTIC DRY: Indice di riferimento per il mercato dei noli marittimi – Indice specifico per navi cargo «bulk+dry» (alla rinfusa e non liquide) |
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